L’arte di combattere una guerra

La Danza, Matisse, T. Azzam
La Danza, Matisse, T. Azzam

Mentre noi ci crogioliamo nei nostri problemi, crisi e domande su come arrivare a fine mese e tutto sommato dormiamo tranquilli,  altrove c’è chi invece non ha più casa ne città ne patria da ritrovare al risveglio. Ed è costretto a fuggire.

C’è chi per denunciare la sua vita  e quella di altri vede l’arte dove c’è distruzione e trova il modo di comunicare  il sogno di pace attraverso dipinti di vecchi maestri. E così ci fermiamo un momento a riscoprire ciò che conosciamo bene in una realtà che invece non consociamo affatto.

Siria, è il paese di Tammam Azzam. Da dove viene e da dove fugge. 32 anni, scappa dalla guerra e dall’esercito che lo vorrebbe con sé.  Scappa dal “fucile che non vorrebbe tenere” ma combatte comunque. Diventa un artista digitale, ricrea famosi dipinti nelle fotografie di guerra e devastazione del suo paese. Un paese che non può essere popolato perché distrugge e muore giorno dopo giorno. Lentamente si perde nel silenzio dei media e nelle pagine della storia che non può scrivere.

Così la Siria è una mappa rossa come il sangue fatta di brandelli che si staccano. C’è il logo dell’Onu nel mezzo ed è rosso e non blu come dovrebbe essere.  Questa la critica per il fallimento della comunità internazionale nel porre fine allo spargimento di sangue in Siria. Fotografie di devastazione dove  si fondono La Monna Lisa di Leonardo, La Danza di Matisse, L’Urlo di Munch o Il 3 maggio 1808 di Goya. Un bambino invece di tenere in mano palloncini tiene missili che lo alzano da terra. Migliaia di persone hanno postato e ritwittato il Bacio di Klimt che Tammam ha  “disegnato” su un muro distrutto dalle bombe. Simbolo dell’amore tra le persone  opposto all’odio per il regime.  Oppure un enorme codice a barre che compone le persone uccise in Siria.

Questi dipinti diverranno realtà, dice, una volta tornato. La sua arte è protesta, sono le urla della gente che non ha un cielo sopra la testa. E’ la speranza di un futuro per ritrovare il suo paese e poterlo vivere. Come ogni cittadino dovrebbe averne diritto.

Il Bacio, Klimt, T. Azzam
Il Bacio, Klimt, T. Azzam

L’ultima mostra a Dubai (dicembre 2012) dal titolo lungo come la guerra che non è finita:

“La Siria esprime i sentimenti dei siriani sfollati sugli avvenimenti in corso nel loro Paese”

In un linguaggio pop, di guerriglia e propaganda, Tammam denuncia il massacro di chi non ha un Paese.

La Siria è in stato di emergenza dal 1962. Da allora continue rivolte e manifestazioni contro il regime che sembra non prevedere scelta tra partiti ne dialogo con i suoi cittadini, vengono represse brutalmente con estrema violenza contro la popolazione civile che osa ribellarsi. La denuncia di Tammam è ai paesi civilizzati che dichiarano di sostenere l’umanità ma dimenticano che ogni giorno questa in Siria viene a mancare. Chi fugge viene messo a tacere e non c’è possibilità di intraprendere un cambiamento.

E pensare che per ricordare cosa c’è poco lontano da noi serve un artista che ama talmente il suo Paese  che combatte la sua guerra affinché tutti possano fermarsi a guardare qualcosa che altrimenti non avrebbero visto.

Veronica del Conte
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