Perché Lupi si deve dimettere ora. Anzi ieri.

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La vicenda Lupi-Incalza è imbarazzante da molti punti di vista. Imbarazzante per Lupi, per il governo, per la pubblica amministrazione e per lo stato delle opere pubbliche in Italia. Ma imbarazzante soprattutto per l’immagine dell’Italia all’estero, trattata ancora una volta a pesci in faccia dai suoi stessi rappresentanti politici.

La vicenda può essere letta su diversi piani, al centro dei quali si trova sempre e comunque coinvolto il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Maurizio Lupi.

Sul piano legale: ci sono 51 persone indagate, 4 persone arrestate per reati come corruzione, induzione indebita, turbata libertà degli incanti ed altri delitti contro la pubblica amministrazione; tutte persone gravitanti, a vario titolo e a più livelli, intorno allo sfaccettato mondo delle cosiddette “Grandi Opere” e quindi delle infrastrutture.

Sul piano morale: anche ammettendo che Lupi non entrerà mai “penalmente” nella vicenda (attualmente non è indagato) sta di fatto che ha accettato diversi favori e regalìe (dal valore ingente) da parte di due dei quattro arrestati e che un terzo arrestato ha procurato incarichi di lavoro a suo figlio.

Sul piano politico: Incalza ha ricoperto il suo ruolo sotto gli ultimi sette governi (ad eccezione di quello di Romano Prodi del 1996 con Di Pietro alle Infrastrutture) e secondo le intercettazioni, Lupi avrebbe fatto cadere l’attuale governo se qualcuno avesse abolito la struttura messa in piedi da Incalza.

Sul piano delle competenze: in altre intercettazioni emerge che Lupi, prima di un’intervista al Corriere della Sera, si è fatto dettare da Incalza lo stato di avanzamento delle opere pubbliche in Italia e in qualche caso ha mostrato di non sapere neanche cosa siano alcune di esse. In un’altra intercettazione Incalza dichiara di non aver dormito la notte perché ha dovuto scrivere il programma del Nuovo Centrodestra, cioè uno dei partiti che attualmente governano il nostro paese e che – guarda caso – è il partito di Maurizio Lupi.

Sul piano economico: la corruzione, all’Italia, costa 60 miliardi all’anno. Nel caso specifico, la Guardia di Finanza ha calcolato che le opere coinvolte (parliamo di giganti immobili come la Salerno-Reggio Calabria, il Tav Milano-Verona, la metropolitana C di Roma, quella di Milano ecc.) sono costate alle casse pubbliche il 40% in più del loro reale costo.

Ora, senza voler ritirare fuori la storia dell’ex presidente della Repubblica tedesco che si è dimesso dalla sua carica perché dopo 20 anni qualcuno ha scoperto che aveva copiato un pezzo di tesi di laurea, o il fatto che in Italia il numero dei colletti bianchi che finiscono effettivamente in galera è infinitamente più basso che nel resto d’Europa (a fronte di dati spaventosi sulla corruzione, ad esempio), ma volendo parafrasare una frase che si utilizza spesso in questi casi: cosa deve fare un ministro per dimettersi in questo paese, STUPRARVI LA NONNA?

Stefano Mazzara